Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo; e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. (Gaudium et spes1) Cicerone scriveva: il denaro se lo sai usare ti è utile, se non sai usarlo ti rende schiavo, (e vivi da stolto). Il comico Totò diceva: “Se i soldi non fanno la felicità, immaginatevi la miseria…!” Occorre serietà. C’è da evangelizzare i poveri e dai poveri essere evangelizzati; a chi ha fame dar da mangiare e contemporaneamente insegnare a pescare.Il peccato dei ricchi è che ci sono i poveri senza loro colpa. Non si tratta di maledire la ricchezza e benedire la povertà, ma riconoscere che la ricchezza è una situazione a rischio e la povertà una situazione favorevole a suscitare pensieri e sentimenti di giustizia e di vera sapienza. Vivendo nell’abbondanza di beni e nel lusso si corre il rischio di sottovalutare che nel mondo, e anche alla porta accanto, c’è chi non ha da mangiare, da sopravvivere. Non ci si può turare gli orecchi difronte all’urlo disperato o al silenzio assordante di tanti nostri fratelli e sorelle: Ma non si nasce tutti uguali? Non abbiamo tutti la stessa dignità? Perché questa disparità? La vera sapienza non ci lascia indifferenti, ci sollecita ad agire perché tutti nel mondo, ma proprio tutti, stiano meglio. Lo diciamo, lo gridiamo e viviamo perché nel mondo ci sia più giustizia e giustizia con amore. Possibilità per tutti di accedere ai beni primari, fondamentali. Gesù lo ha ribadito in tutti i modi; questo è il progetto di Dio, questo vuole Dio.Il nostro desiderio, il nostro augurio e la nostra preghiera è di valutare con sapienza e godere dei beni di questo mondo in comunione con i nostri fratelli e sorelle e benedire e ringraziare Dio.
Nicola Fiscante, sacerdote redentorista, Francavilla al Mare