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Iglesias. Nell’area vincolata di Su Pardu è in atto un intervento di riqualificazione da parte del Comune

Politica Locale
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Nell’area vincolata dal Piano Paesaggistico Regionale dove insiste la chiesa altomedievale del Salvatore con un giardino storicamente ad uso agricolo, è in atto un intervento di riqualificazione da parte del Comune di Iglesias.
Gli importanti obiettivi sono quelli di conservare la destinazione d’uso del parco, migliorare i servizi e gli impianti, favorire la fruizione con più elevati livelli di sicurezza, rinaturalizzare per mezzo della
piantumazione di specie autoctone, valorizzare il monumento storico e renderlo fruibile per gli usi
attuali a supporto delle attività culturali già in essere. Purtroppo alcune scelte progettuali non sembrano si integrino con lo spirito e il valore storico, culturale, ambientale e sociale del luogo come ha evidenziato un intervento di Italia Nostra regionale. Sono tre le emergenze prese in considerazione.

1) Il sito oggetto di riqualificazione comprende una delle centinaia di chiese campestri della Sardegna, nata nella campagna e poi inglobata all’interno del tessuto urbano. Nel Breve Su Pardu, il prato di Villa di Chiesa, era tutelato e ciò ha impedito rimaneggiamenti e ha salvaguardato tale luogo che è rimasto sempre area agricola. Lo studioso Tangheroni riporta nel suo libro “La città dell’argento” questa presentazione della zona: “Verso sud-est
si dirigevano due strade, una dalla porta Castello ed una dalla porta Maestra. La prima passava accanto alla chiesa di Valverde e proseguiva verso l’area chiamata ancora oggi Su Pardu (il Prato) e forse all’epoca un po’ più estesa dell’attuale che, se comprendeva anche l’attuale cimitero arrivava almeno nel secolo XV "prope ecclesiam Sancti Salvatoris". Era una zona mantenuta a prato per usi di pubblica utilità: pascolo dei cavalli. Il Breve proibiva che i privati vi arassero e seminassero, impiantassero orti o vigne, vi portassero a pascolare le loro bestie”. Il sagrato e la pavimentazione circostante la chiesa sono ora in terra battuta, trattate parte a ghiaietto ed interessate in maniera diffusa dalla crescita delle erbe spontanee che creano un ampio prato verde davanti alla chiesa. Nella proposta progettuale questo ampio prato viene eliminato e sostituito da un insieme di percorsi in terra stabilizzata che eliminano completamente l’aspetto naturale davanti alla chiesa e la fruizione dell’ampio spazio verde che è ritenuto un bene storico culturale. Viene eliminato così “Su Pardu”, il prato, creando un ambiente artificiale tipico di qualunque piazzetta cittadina e riducendo profondamente l’identità storico culturale del luogo. Inoltre in questi ultimi otto anni in sito è stato gestito, grazie ad un bando di coprogettazione del Comune di Iglesias, da un’Ats di tre associazioni del Terzo settore con il progetto “I Giardini della Biodiversità. Così Su Pardu, il prato antistante la chiesa, simbolo di una comunità agreste che viveva in armonia con la natura, rispettosa della biodiversità, del ciclo della vita, della fertilità del suolo, ignorato per tanto tempo, è stato frequentato da centinaia di persone e amato proprio per queste sue caratteristiche. E’ diventato volta per volta agorà, piazza del mercato, del gruppo d’acquisto, laboratorio per centinaia di bambini, spazio di spettacolo da fruire e da creare con il teatro, luogo di presentazione di libri, di biodanza, di gioco, di salto dei fuochi di San Giovanni. In collaborazione con enti, associazioni, cittadini. Un progetto di cittadinanza attiva ha reso poi quel luogo frequentato, amato, conosciuto e ha favorito la compenetrazione dell’identità storica con una ancora più ampia nella società odierna che ricerca una nuova dimensione di rapporto con la natura. Per questo sembra importantissimo che Su Pardu, la “Piazza verde”, “Il prato di Villa di Chiesa”, il suolo unico, rimanga come simbolo del passato,del presente e del futuro.

2) Il giardino è un luogo prevalentemente caratterizzato da ciò che è stato quel sito fino alla fine del novecento: un spazio agricolo privato dove sono stati impiantati un frutteto, ormai storico, a metà novecento, e una serie di alberi ad alto fusto prevalentemente della specie Robinia pseudoacacia, non autoctona. Tali piante arrivano in Sardegna con le miniere e vengono piantate per consolidare pendii e altri terreni scoscesi, come quello della chiesa del Salvatore, a fianco alla ferrovia. Nel sito si sono adattate e sono sotto controllo da decenni: presentano alto fusto e grandi chiome e, in virtù di queste caratteristiche, rappresentano un piccolo “Polmone Verde“ per il quartiere, assolvendo al compito di mitigazione del clima, funzione mellifera con le ricche fioriture primaverili, habitat ideale per insetti impollinatori, riparo per avifauna e insettivari. Hanno offerto una serie di quelli che oggi vengono chiamati “servizi ecosistemici”: ombra diffusa, ossigeno, riduzione del calore, accoglienza e vivibilità del luogo. Tale presenza arborea ha così favorito una ricchissima attività in questi anni, rendendo il luogo fonte di benessere psicofisico, uno dei pochi nel quartiere dove svolgere attività didattica, motoria, teatrale, ricreativa, conviviale, ludica, scientifica sotto gli alti alberi. E inoltre un mercato mensile e un gruppo d’acquisto settimanale. Sono alberi ad alto fusto inseriti in particolari complessi architettonici di importanza storica e culturale, e alcune di essi possono essere considerati alberi monumentali. Il progetto prevede che tutte le robinie vengano rimosse e invece un foltissimo numero di cittadini pensano che siano prevalenti gli elementi che danno motivazioni alla loro permanenza. In tale prospettiva, si chiede che vengano seriamente prese in considerazione azioni di cura nei confronti delle Robinie, soprattutto dei soggetti più grandi che hanno superato i 100 anni di età, a seguito di analisi di valutazione dello stato di salute e di stabilità (con tecniche come la V.T.A. Valutazione di Stabilità degli Alberi,quali potature conservative e di ringiovanimento per rinforzare tutte le strutture delle piante ed altre tecniche arboricole che possano contribuire alla loro prosperità in armonia con tutti gli altri soggetti viventi che hanno casa nel sito.

3) All’interno delle varie Feste dell’albero, sono stati messi a dimora lungo la perimetrazione del giardino della chiesa del Salvatore più di un centinaio di arbusti della macchia mediterranea in collaborazione con il Comune e la Forestale. Tali arbusti, ormai alti e vigorosi, sono incompatibili con le fondamenta della recinzione prevista e quindi dovrebbero essere rimossi. Il progetto però prevede che il problema possa essere trasormato in una risorsa, considerando il giardino della chiesa del Salvatore come un vivaio dove queste piantine sono state piantate, curate, custodite. Quindi possono essere l’occasione ora per trapiantarle in un altro luogo progettato nel quartiere. In quest'ottica potrebbero essere i bambini insieme ai nonni a trapiantarle e anche a seguirle nel primo periodo per garantirne il positivo trasferimento e l’utilizzo per tutti nel nuovo spazio.

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