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Sant'Antioco. Una diretta tra le polemiche. "Quando la parola (Ufficioso) non è ufficiale" di Roberto Lai.

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Nel corso della diretta della più importante emittente privata sarda in occasione della Santa Messa e processione in onore di Sant'Antioco PATRONO DELLA SARDEGNA i commentatori del programma televisivo nell'illustrare l'evento si sono lasciati andare ad una serie di inesattezze storico religiose, forse dovute al fatto che essendo cagliaritani confutano da tempo il fatto che la figura di Sant'Antioco sia patrono della Sardegna a discapito di un altro campione di fede che è Sant'Efisio da secoli venerato nella più grande città isolana. Inesattezze che se pur passate inosservate dalla stragrante maggioranza dei telespettatori non sono sfuggite all'attenzione di profondi conoscitori della agiografia e storia del Santo che da tempo ne studiano gli eventi che interessano il più grande martire Sardo e sulcitano Antioco. Uno di questi é Roberto Lai, luogotente dei carabinieri in congedo, oggi presidente dell'Associazione Nazionale dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale che da anni è forse il più grande ricercatore e storico della figura del Patrono della città lagunare che, al termine della diretta, ha preso carta e penna scrivendo delle osservazioni, corredandole di fonti incontestabili, che pubblichiamo.

"Ieri ho seguito la festa di S.Antioco Martire dalla mia abitazione romana ( diretta Videolina). Una splendida celebrazione religiosa, mi è piaciuta l'Omelia di S.E. Cardinale Miglio, lodevole il fatto che abbia seguito il Santo durante tutto il percorso. La devozione degli antiochensi e non ( santatioghesi) la devozione dei sardi e di tutti i pellegrini non ha tempo.
Mi complimento con gli organizzatori, davvero una bella festa.
In ogni caso, il successo è frutto di decenni di studi. Tutto gira intorno alla figura di Antioco Patrono della Sardegna. Senza il Suo "primato " non si andrebbe da nessuna parte.
Ciò che mi ha deluso è stata la cronaca, tantissimi errori, confusione, approssimazione su una figura cosí importante come quella di Antioco. Hanno preso ( qua e là ) cose scritte e ricercate da altri senza capirne il filo logico, hanno citato studi senza citarne le fonti. immagine santo 1Una concomitanza importante quella con N.S. di Bonaria, occasione ( UNICA ) forse (IRRIPETIBILE) per parlare del binomio storico.. I cittadini antiochensi si sono tassati per acquistare l'opera in foto, documento (IMPORTANTISSIMO) che afferma in modo ufficiale ció che voi indicate come UFFICIOSO. Non è la prima volta che entro nel merito della poco conoscenza degli addetti ai lavori, commentatori, giornalisti ed improvvisati storici.
Riassumo in breve:
Nella relazione per la visita “ad limina” dell’arcivescovo di Cagliari D. Bernardo della Cabra (1641 – 1655), in data 26 ottobre 1648 (n° 11) e, negli stessi termini in quella successiva, senza data, ma probabilmente del 1651 – 52 (n° 122), ove si dice espressamente che nella cattedrale di Iglesias “aliqua Sanctorum, praecipue Sancti Antiochi Martyris Sulcitani Sardiniae patroni cum debita veneratione [ corpora ] asservantur.”
lettera ad limina patrono sardegnaInsulae;” tanto più sorprende, in quanto l’arcivescovo di Cagliari Bernardo della Cabra, riconosce espressamente non S.Efisio (che non viene neppure menzionato nella sua relazione “ad limina”), bensì S.Antioco martire Sulcitano “Sardiniae Patronus”.
Cfr. Archivio Segreto Vaticano Relationes ad limina. Cagliari. Bernardo della Cabra (1641-1655). Il grande valore di questi documenti è dato dal loro carattere ufficiale, poiché la loro redazione era di competenza del vescovo, quindi di un’autorità religiosa locale e, cosa più importante, erano destinate al pontefice. Le visite ad limina si svolgono, ancora oggi, ogni cinque anni e la loro formula completa è: visita ad limina apostolorum, cioè visita ai sogli degli apostoli, tradizione i cui albori si rintracciano già nel primo secolo d.C. Questa pratica ricalca le antiche abitudini dei pellegrini di visitare le tombe di San Pietro e San Paolo e consiste nell’obbligo, per i vescovi dell’intero mondo cattolico, di recarsi periodicamente in visita in Vaticano, presentando al pontefice un rapporto sullo stato della propria diocesi. Nonostante questa pratica fosse ritenuta un compito importante del vescovo, a volte, in passato, veniva disattesa. Solo per ordine di Sisto V, alla fine del ‘500, l’obbligo venne ristabilito per contrastare, in questo modo, la diffusione del protestantesimo e difendere quanto possibile l’unità ecumenica. Nelle relazioni il vescovo doveva anche, in maniera scrupolosa, dimostrare di conoscere la propria diocesi, fornendo una serie di informazioni e indicando i problemi pastorali incontrati nel proprio territorio e le necessità dei fedeli sottoposti alle proprie cure. Per il loro valore e la loro ufficialità, ciò che veniva scritto è sempre stato considerato attendibile, per questo le relations, da sempre, sono state considerate dagli storici fonti preziose, dalle quali desumere informazioni rilevanti. Le relazioni a cui faccio riferimento, vennero scritte dall’arcivescovo di Cagliari Don Bernardo della Cabra, in occasione delle due visite ad limina svolte intorno alla metà del Seicento. In esse egli definì chiaramente S. Antioco come patrono della Sardegna. Nella prima, datata 26 ottobre 1648, si legge: aliqua Sanctorum, praecipue Sancti Antiochi Martyris Sulcitani Sardiniae Patroni cum debita veneratione [corpora] asservantur. Con le stesse parole, nella relazione successiva, a sei anni di distanza, egli ribadì con forza al pontefice il ruolo di S. Antioco come Sardiniae Patroni. Qualche anno prima, nel 1631, uno scrittore cagliaritano, Giovanni Francesco Carmona, nel suo testo intitolato Alabanças de los Santos de Sardeña, lo definì santo patrono della Sardegna. Il capitolo a lui dedicato è così intitolato : “DE’ SAN.’ANTHIOGO. SVLSITANO MARTIR APOSTOL DE SARDENA Y SV PATRON” . Si comprende perciò che, a quel tempo, questa fosse un’opinione largamente condivisa. Più tardi, anche il famoso Padre cappuccino Giorgio Aleo si occupò di S. Antioco. Questo storico, che visse nella seconda metà del XVII secolo, era di origine cagliaritana, ma la sua conoscenza andava ben al di là dei limiti della sua diocesi, poiché trascorse la vita a predicare in varie città della Sardegna. Fin da giovane si dedicò allo studio della storia della sua terra e scrisse due opere in cui trattò, in modo particolare, i fatti religiosi: la prima intitolata Successos generales de la Isla y Reyno de Serdeña e la seconda Historia chronologica y verdadera de todos los successos y cosas particulares succedidas en la Isla y Reyno de Serdeña, del año 1637 al año 1672, di cui si conservano delle copie nel convento dei cappuccini di Cagliari e negli archivi regi di Torino. Nella prima delle due opere, definì in modo chiaro la figura del santo come martire, autore di miracoli e soprattutto patrono della Sardegna: el martirio y presencia de S. Antiogo Martir, que por su martirio, y milagros es grandemente venerado y tenido por patron de Sardeña. Un altro padre predicatore, Salvatore Vidal, dell’ordine dei minori osservanti, dedicò (persino) due opere al nostro martire S.Antioco: un poema in ottave, scritto in dialetto sardo, intitolato l’Urania Sulcitana: De sa vida, martyriu et morte de su benaventuradu S. Antiocu, Patronu de sa Isola de Sardigna e redatto nel convento di San Pietro a Sassari; un’altra dal titolo la Vida, Martyrio y Milagros de San Antiogo sulcitano Patron de la Isla de Sardegna, cuyo cuerpo se hallò en las catacùbas de su Iglesia de Sulcis el año 1615, à 18 de Marco. Anche l’avvocato Michele Antonio Gazano, nella sua Storia della Sardegna (1777) dedicata ai giurati e consiglieri della città di Cagliari, riservò un intero capitolo a S.Antioco, nel quale, dopo aver ricordato gli episodi della sua vita, precisò che, in virtù delle grazie ottenute dai sardi attraverso la sua intercessione, “il glorioso Martire” venne annoverato “tra i santi protettori del regno”. Sostenne, inoltre, che la devozione verso il santo sulcitano fosse nata in tempi remoti e fosse ben radicata, a suo modo spiegava, inoltre, la donazione al santo del dominio dell’isola di Sulci, ricordata, da allora in poi, con il nome di isola di Sant’Antioco, fatta dal giudice di Cagliari, Mariano. Qualche anno dopo, nel 1784, Padre Tommaso Napoli lo ricorda con queste parole: “essendo il solo S. Antioco riconosciuto generalmente come il protomartire della Sardegna, e venerato da tutto il regno qual universale suo protettore”. Perfino l’arcivescovo di Cagliari Francesco De Esquivel, al termine della sua Relacion de la invencion del inclito Martyr, y Apostol de Sardeña, San Antiogo, en su propria Yglesia de Sulchis, si riferì alla protection que tiene este Glorioso santo, deste Reyno de Sardeña. In ordine al quadro che raffigura una rarissima iconografia, si vede, infine, S.Antioco accanto alla Nostra Signora di Bonaria. Questo documento risulta essere d’ immenso valore, poiché l’iscrizione riportata alla base conferma, in modo inequivocabile, il ruolo del santo come patrono della Sardegna: la Virgen Sa.ma de Bvenaire en el real Co.to de la Merced de Caller y el Santo Antioco sulcitano patron de la Sardegne.
STUDIATE! Per oggi è tutto passo e chiudo
Attrus Annus."- Roberto Lai

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